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Questo articolo fa parte della Sezione di Scritti a cura dei Dottorandi di Ricerca

"Teorie e scritture dell'architettura contemporanea" Vai  all'indice di tutti gli articoli  >>


Il seminario condotto da Antonino Saggio  ha inteso fornire uno spaccato critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale all'interno dell'attività dei partecipanti, A partire dal testo analizzato e commentato in ciascun articolo è presente un progetto architettonico che serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.


Dottorato di Ricerca in

Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)

Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni – La Sapienza Roma

Direttore Lucio Barbera

 


Indeterminazione o Indeterminatezza?

di Filippo della Cananea

La tesi di un dottorato di ricerca svolto in un ambito spazio-temporale ampio e intellettualmente complesso, con referenti tra i quali spiccano Eisenman, Frampton, Tschumi e De Solà Morales, diventa l’inizio di un percorso critico focalizzato sul concetto di intertestualità dell’architettura, intesa come operazione complessa che si genera a partire da una molteplicità di livelli teorici e disciplinari: storia, critica, estetica e filosofia, ma anche arte, cinema e comunicazione.


 

Yago Conde,

Architecture of Indeterminacy,

Actar, Barcelona, 1999, (pp. 288)

 

            
 

 

L’intero mondo è governato da fattori indeterminati, anche l’architettura. Definito il concetto di indeterminazione come stato di sospensione del preciso significato dell’oggetto, Yago Conde, da un lato ne ricerca le matrici, indietro nel tempo, fino alle avanguardie artistiche europee degli anni ’20 del secolo scorso, dall’altro ne trae spunto per comporre un quadro estetico-critico di riferimento per l’interpretazione e la sperimentazione dell’architettura nel momento attuale.

 

 

Yago Conde. Construction n.1                 Yago Conde. Construction n.2

 

 

In questa tesi di dottorato elaborata in un lungo arco temporale, lavorando in diversi atenei europei e americani, con referenti quali Kenneth Frampton, Bernard Tschumi e Peter Eisenman, l’asse critico portante delle riflessioni sviluppate è costituito dalla nozione di intertestualità della concezione dell’opera d’arte. Nella linea di pensiero di Ignasi Solà-Morales, che di Conde è al tempo stesso maestro e referente per questo lavoro, il progetto d’architettura viene interpretato come una navigazione possibile attraverso vari livelli tematici, dalla filosofia pura, all’estetica, alla storia, alla critica d’arte ma anche ad altri campi dell’espressione quali la letteratura, le arti visive e il cinema.

La tesi sostenuta è la necessità di recuperare la multidisciplinarità dell’architettura, della quale viene negata la natura ossessivamente indipendente e autoreferenziale, operando una dis-limitazione del campo tesa a superare la fase di chiusura generata dal pensiero strutturalista, tra gli anni ’60 e ’70.

 

 

Yago Conde. Construction n.3                        Yago Conde. Construction n.4

 

 

Ecco, quindi, che la prima parte del testo, un excursus tra fenomeni artistici e correnti di pensiero del ‘900, si focalizza sulle relazioni e sui legami intercorrenti tra vari soggetti nei diversi campi dell’arte e della filosofia. Dalla riconsiderazione del ruolo del Dadaismo, del Purismo e del Costruttivismo, rispetto alla genesi del Movimento Moderno, emerge una linea di ricerca, legata all’indagine sul tema dell’indeterminazione, che collega i Ready-Made di Marcel Duchamp alla OpArt e alle Kinetic Surfaces (gli effetti illusori della vista), a “Un coup de dés” di Stephane Mallarmé (la forma poetica che ammette la pluralità di letture), a Michel Foucault (l’indeterminatezza nel pensiero).

 

La preparazione di questo sfondo è funzionale all’analisi dell’ultimo trentennio: da Jacques Derrida e il concetto di decostruzione (gli effetti illusori della grammatica), attraverso Roland Barthes e la relazione tra testo critico e oggetto (dal soggetto-oggetto al soggetto-predicato), fino a Gilles Deleuze e il concetto di rizoma (testo che non conta per ciò che esprime ma per le relazioni che il lettore può formare), tutto concorre a scrivere la recente storia dell’ibridazione della pratica artistica che in architettura si traduce nella parola chiave assemblaggio.

 

Yago Conde. Barcinoausanemausus

 

 

La seconda parte del testo, nel coraggioso e irrinunciabile sforzo di gettare un ponte tra teoria e prassi, verifica gli strumenti critici approntati mettendoli alla prova sul terreno del progetto architettonico, sia come attività professionale che didattica. Ogni esempio presentato evoca una particolare maniera di interpretare e utilizzare il concetto di indeterminatezza nella pratica dell’architettura. Particolare attenzione è dedicata al tema della comunicazione, nella doppia accezione, di oggetti (l’intervento nella città crea lo spettacolo urbano) ed eventi (gli spettacoli di massa, attraverso la storia, trasformano la realtà urbana). La nozione di contesto ne risulta ampliata e notevolmente aggiornata nel suo ruolo di elemento fondante del progetto.

All’approccio visivo-percettivo di Gordon Cullen e Kevin Lynch, all’architettura come ricerca del genius loci di Christian Norberg-Schulz, alla Las Vegas di Robert Venturi, i progetti di Conde come il Barcinoausanemausus, che connettono in un evento oggetti distanti nello spazio e nel tempo, aggiungono la dimensione contemporanea dei media, proponendo una sintesi architettonica che tenta di dialogare in termini positivi con l’estasi della comunicazione di Jean Baudrillard.

 

              

Filippo della Cananea e A.P.s.T. Architettura

 

Filippo della Cananea e A.P.s.T. Architettura

2002. Concorso Internazionale “Rione Rinascimento” per nuove tipologie edilizie nel Parco Talenti in Roma. Progetto vincitore.

                  

Le tre figure strutturali.

 

·       Tranches spaziali : spazialità del disagio

L’idea progettuale nasce dal tentativo di rispondere alla questione se sia valida ed attuale la tipologia come criterio guida dell’intera progettazione, orientata a nuove soluzioni in relazione ai tagli dimensionali degli alloggi indicati nel bando. In maniera manifesta,  la tipologia, o l’architettura tipologica, sta vivendo da qualche decennio una sensibile eclisse. In generale, nel contesto dell’architettura contemporanea, i manufatti tendono ad offrirsi quali dispositivi di comunicazione, ponendo in secondo piano la loro funzione, il loro aspetto programmatico. Nella sfera interpersonale, inoltre, le mutate condizioni di vita sociale, aperte all’incertezza del futuro e schiacciate  su un presente assoluto, che erge la sua frontalità davanti a ogni prospettiva, rendono difficilmente catalogabile la famiglia o il nucleo sociale urbano all’interno di tipi o modelli. La tipologia, che si incarnava e si misurava sullo standard per metro quadrato, quindi, arretra su di uno sfondo indistinto ed anonimo,  ma essenziale alla comprensione delle tranches spaziali equivalenti delle parti di case in linea accostate come nei centri storici. (Tipologia C).

L’intero atteggiamento progettuale si segnala, quindi, per la proposta che la qualità dei manufatti o interventi architettonici risieda più nella prerogativa di essere delle eccezioni di pieni e vuoti, all’interno di un tessuto regolare e convenzionale (sebbene anch’esso subisca la sua trasformazione in notevoli varianti, a causa delle deformazioni rispetto alla sagoma di massimo ingombro), piuttosto che nella varietà di strisce o porzioni di architetture firmate da diversi architetti.

 

 

                              

Filippo della Cananea e A.P.s.T. Architettura

 

 

 

·       Trans-tipologie: frammenti atipici

Per rendere, evidente ed efficace un tale approccio, si è scelto di definire dei vincoli di libertà all’intero comparto della linea (i volumi in aggetto o arretrati, i vuoti che liberano delle visuali ritenute più suggestive, lacerti di una campagna romana, i tetti che sagomano un contorno e definiscono una forma vuota che si staglia contro il paesaggio, ecc..), rimanendo volutamente ad un livello superficiale per lasciare le potenzialità inespresse come delle impronte della presenza del possibile. La trans-tipologia dei frammenti atipici di una tale architettura che ne scaturisce trova la sua ragione vera , inoltre, nella deterritorializzazione del mondo e nella difficoltà dell’individuo nel riconoscersi all’interno di una società in continua mutazione. Il concetto del frammento, così, ben esprime la condizione post-moderna di una società senza futuro. La tipologia, allora, che fa del progetto un’arte  della distanza, arretra fin quasi a scomparire dal nostro livello concettuale, ma questa sua abrogazione si distende su tutta l’architettura molto più di quanto non lo facesse la sua perduta centralità. L’architettura, così, ribaltando la condizione di tecnica della costruzione degli edifici, diviene la capacità della costruzione delle strutture dell’immaginario. Figure del vuoto, frammenti del pieno. I buchi come le eccezioni trans-tipologiche attendono di essere immessi nel circuito di nuovi significati.

 

 

Filippo della Cananea e A.P.s.T. Architettura

 

 

·       Ornamenti- oggetto: la funzione supplementare

Così come la qualità urbana è, anche, definita dalla presenza di elementi monumentali alla scala della città, alla stessa stregua, i frammenti atipici trans-tipologici (pieni e vuoti, tetti, ecc..) tendono a connotare qualitativamente l’urbanità dell’insediamento edilizio, rappresentando, appunto, una sorta di funzione supplementare.

Una funzione supplementare che si arricchisce inoltre della funzione di ornamento traslando il suo campo d’azione e la sua efficacia alla forza laconica delle materie e degli ornamenti-oggetto, che si pongono al di fuori della sfera del simulacro, producendo direttamente la testimonianza della propria consistenza e stabilendo una sorta di corto circuito all’interno dello spettatore-utente.

 

            

Filippo della Cananea e A.P.s.T. Architettura

 


 

      mc6644@mclink.it

 



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